È quel periodo del mese dove faccio il censimento di ciò che sto leggendo e lo condivido qui, nella speranza di trovare qualcuno con cui condividere pareri e offrire un punto di vista che possa essere utile. Così come capitato ad ottobre, devo dire che anche a novembre non sto andando male.
L’abitudine a leggere più libri insieme è incredibilmente complessa da mantenere, ma è anche vero che permette di darsi un ritmo, che non guasta mai. L’unica regola che mi sono dato da seguire è provare a non affiancare libri uguali per genere e scopo. Un romanzo, un saggio specificatamente dedicato al mio lavoro, una lettura per integrare la conoscenza di fenomeni cui mi interesso.
A novembre la cosa mi è sfuggita un po’ di mano, dato che ho trovato lo spazio per alternare ben quattro diversi testi.
“La mafia. Centosessant’anni di storia“, scritto dal professor Salvatore Lupo per Donzelli è probabilmente uno dei più completi trattati sul fenomeno mafioso che mi sia capitato di reperire: diciamo che se ti piace la storia d’Italia, è uno di quei libri che devi avere.
Ho apprezzato in passato i testi di Saverio Lodato e Francesco La Licata e in generale ho letto molti libri sul tema (vorrei citare al proposito “Gli uomini del disonore” di Pino Arlacchi, di cui possiedo un’edizione del 1992) ma questo è un vero e proprio excursus.
Il testo esplora un fenomeno oggi forse sottovalutato e addirittura “ispirazionale” per molti giovani a causa di certa fiction (il pericolo che denunciarono molti americani quando uscì Il padrino di Coppola: si pensava che il film l’avrebbe resa simpatica) affondando lo sguardo nel percorso d’unificazione d’Italia, con tutte le contraddizioni che si portò dietro, per spaziare nel fenomeno dell’emigrazione negli USA di inizi ‘900 e arrivare fino ai giorni nostri.
Consigliatissimo per chi volesse approfondire il percorso storico di un qualcosa che oggi fatichiamo a vedere ma che permea ancora la nostra società.
Del secondo libro del mese ho avuto occasione di parlarne direttamente con l’autrice durante Dialoghi sul futuro, il progetto di Bakeca.it che mi ha visto coinvolto in qualità di moderatore: “Io compro a casa. Carrelli virtuali e reali nell’Italia del 2020” di Anna Zinola ed edito da Guerini Next è uno splendido affresco di come stiano cambiando le abitudini dei consumatori italiani dopo il lockdown.
Una lettura preziosa che ha confermato, per certi versi, l’idea che sto cominciando a fare mia: andiamo incontro a un mondo in cui il concetto di prossimità sarà sempre più preponderante, e probabilmente dovremo cominciare ad adattarci a modelli che ci riporteranno a una dimensione più “a misura d’uomo”, soprattutto a livello di tempo e spazio. Bene così, anche perché l’alternativa è confrontarsi con una serie di problemi decisamente più grandi di noi.
Quali? Quelli ad esempio di cui parla Elizabeth Kolbert (peraltro premio Pulitzer 2015) ne La Sesta Estinzione, edito da BEAT: uno di quei libri che dovrebbero leggere probabilmente tutti, ma proprio tutti, i manager d’azienda, gli studenti oltre a ovviamente tutte le persone che fanno finta di non vedere che stiamo in mezzo a un gran casino.
Ad esempio leggendolo ho scoperto cosa si intende per acidificazione degli oceani, ho approfondito perché è importante preservare il ciclo del carbonio (aspetto che avevo già avuto modo di scoprire lavorando per Novamont insieme alla mia ex agenzia) o anche che cosa stiamo perdendo in termini di biodiversità nel giro di pochissimo tempo (e per pochissimo, intendo veramente un niente).
Se non avete paura di angosciarvi e volete prendere coscienza che quella per l’ambiente è la più importante battaglia che stiamo combattendo, non potete non averlo. Ed è assolutamente da leggere se lavorate in un reparto marketing di una multinazionale: in fondo, questo è uno dei motivi più rilevanti per cui è necessario costruire una narrazione di marca condivisa.
Infine: Bret Easton Ellis non lo presento certo io, anche perché i suoi romanzi hanno fatto storia. Bianco (edito come tutta la sua produzione da Einaudi) era uscito lo scorso anno e l’avevo in wishlist da un po’. Un pamphlet che esplora, per usare le parole di un articolo che mi ha colpito, il fenomeno della “Wonderful life” in cui siamo immersi a causa della bolla di contenuto in cui siamo finiti: “Viviamo una crisi della sensibilità estetica che nasce, paradossalmente, da un’estetizzazione diffusa: Instagram e i reality al posto della letteratura e del cinema non sono che una tappa di quel processo di «democratizzazione delle arti» che grazie al sovraccarico sensoriale e alla libertà di scelta garantite dalle tecnologie mira a depotenziare i veri artisti – e, in prospettiva, a ridurli al silenzio“.
Certo, quattro libri sono tanti: fortunatamente le mie figlie mi hanno regalato un segnalibro molto simpatico. Talmente bello che meritava di finire anche lui nella foto del posto 🙂
Buona lettura a tutti!