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Stiamo raccontando male Ultima Generazione

Sapete i ragazzi e ragazze che bloccano le strade per ricordare il Climate Change? Sono di Ultima Generazione. E li stiamo raccontando male.
Pubblicato il 18 Novembre 2023

Di Ultima Generazione se ne parla come di un fenomeno piuttosto pittoresco, fastidioso, antipatico e ignorante già da qualche anno.

Definiamo questo movimento come si farebbe nella vulgata comune: sono una manica di ragazzini e ragazzine che, presi dalla smania ambientalista tipica di una certa sinistra movimentista votata ai No, viziati da genitori compiacenti e benestanti e senza un vero impegno nella vita, si divertono a rompere il cazzo al prossimo bloccando il traffico e danneggiando monumenti e opere d’arte in cerca di visibilità. Mi sono preso una licenza poetica impiegando un termine un po’ scurrile perché si sa, la vulgata comune parla pane al pane e vino al vino e diciamolo dai, questi di Ultima Generazione i coglioni li hanno rotti, vero?

C’è pure la prova, basta osservare gli innumerevoli video che circolano in Rete.

Questo è uno dei tanti dove la prevedibile reazione del cittadino e della cittadina che si trovano a contatto con questi e queste giovani diventa anche occasione per polarizzare il dibattito (un giorno parleremo anche del tema del continuo confronto fra buoni e cattivi: non oggi che oggi voglio parlare di questo però ndr).

Torniamo però al registro della vulgata media, intesa come frutto della media aritmetica MA ANCHE dei media mainstream: Ok raga, tutto bello, però la gente LAVORA. La gente VIVE. Non ha tempo da perdere. E poi non potete protestare in maniera diversa? Più rispettosa? Non potete fare qualcosa di utile? Andate a spalare dove ci sono gli alluvioni no? Pulite. Non bloccate le strade che scassate solo il cazzo e la vostra battaglia da giusta diventa sbagliata.

Ecco qui che Ultima Generazione diventa parte di un sistema di confronto polarizzato. Viene raccontato come un movimento dove c’è qualcuno che perde tempo, e il cui effetto è far perdere tempo ad altri. Contenuti? Niente. Si parla solo del mezzo. “Gli attivismi contro il cambiamento climatico” diventano solo “Quelli che bloccano le strade”. In mezzo, il vuoto.

Le parole di Ultima Generazione

Non solo strade e monumenti. È normale trovare contestazioni anche a chi dà voce a questo racconto.

Succede a Ca’ Foscari, nota università veneziana dove un agguerrito Enrico Mentana risponde al discorso di un’attivista “per le rime”.

Video piuttosto pittoresco.

Ci sono cinque ragazze e un direttore di giornale, un video tagliato dove si capisce poco, immagini che si perdono su X come se niente fosse.

Però ci sono anche delle parole.

Il nome dell’account: Extinction Rebellion Italia.

La description dell’account: “Movimento nonviolento internazionale che usa la disobbedienza civile per fermare la 6ª estinzione di massa. Unisciti alla ribellione!”, dove emergono due aspetti.

Il riferimento alla sesta estinzione di massa, preannunciata dal libro del Premio Pulitzer Elizabeth Kolbert e diventata fenomeno ormai direttamente collegato all’impatto antropico dell’uomo sull’ecosistema.

Soprattutto, c’è una call to action: “Unisciti alla ribellione”.

Un’espressione che fa un po’ gioco di ruolo un po’ partito politico, è un po’ eroica nell’accezione occidentale che ha reso mitologico il percepito che si dà a una Resistenza contro i massimalismi, i fascismi, lo status quo, ma è anche allo stesso tempo molto novecentesca se osservata dall’occhio ormai stanco dell’Homo Digitalis.

Ribellione.

Non è l’unica parola che colpisce in questa galassia che è l’attivismo ambientalista militante e -possiamo dire- prettamente Under30.

Perché Ultima Generazione è un movimento che al di là delle manifestazioni che la vulgata definisce “inutili”, è un movimento che parla a modo proprio.

E lo fa con parole precise. Voi ci avete mai fatto caso?

Io no, prima che mi saltasse all’occhio il post di quelle ragazze di -lo ripeto- Extinction Rebellion Italia. Ribellione, contro l’Estinzione, che è un concetto apocalittico, spaventoso, associato a passaggi di stato cui non riusciamo ancora a mettere a fuoco nella sua interezza.

Così, mi sono messo e ho cominciato a cercare le espressioni, le parole di questi ragazzi e ragazze.

Questo ad esempio è il top del sito: “Catastrofi climatiche”, vabbè in fondo che vuoi che sia, son sempre successe.

“Distruggendo le nostre vite” è già più diretto, soprattutto se abiti in un paese a 100 km dal mare e hai perso tutto per un’inondazione causata da una pioggia mai vista prima. Vulgata: però vabbè, finché non tocca a me…

E infatti le parole che si spendono ha perso valore su tutto. Potremo parlare dell’espressione “È un pericolo per la democrazia”, così come di “Fascismo”, espressioni talmente ormai banalizzate da far l’effetto di un bicchiere d’acqua bevuto prima di cena.

In una società dove le parole hanno perso di valore (Narrativa in luogo di Narrazione, neologismo che ha imputridito il dibattito sullo Storytelling e sul percepito, sarà sempre la principale dicotomia a sostegno di questa tesi) i ragazzi e le ragazze di Ultima Generazione invece cominciano a pesarle sul serio.

“Disastri”, ma soprattutto “Repressione”. Ed è vero: questi ragazzi e ragazze sono oggetto di una delle più subdole e chirurgiche delle repressioni, perché fondamentalmente non visibile. Non c’è bisogno di manganellare per demolirli: basta raccontarli così. In quella scelta lessicale c’è la consapevolezza che il Climate Change non è solo una faccenda ambientale, ma politica. E che ci sono interessi in gioco che scelgono consapevolmente di voltare le spalle all’evidenza, ossia che il pianeta sta cuocendo per colpa dell’uomo.

Promemoria. Fonte WEF.

La “Ribellione” su cosa si scarica?

Su azioni che generano attività politica: “Attenzione pubblica”, “Dibattito”, “Proposte”, ma anche “Mobilitazione”, “Tradimento da parte del governo”, e soprattutto “Lotta”. Vi ricorda niente?

Siamo di fronte a un raggruppamento che sta acquisendo identità al pari del FU movimento proletario, ormai minoranza nella società ipertecnologizzata e scavato dall’interno da parassiti inarrestabili. Un movimento, che, soprattutto, è consapevole di ciò che sta facendo.

Foto di copertina presa qui.

Consapevole non solo nei metodi, ma anche negli obiettivi. Come diremmo “noi” markettari, il Purpose.

“Reclutamento”, “Formazione”, “Rafforzamento delle nostre capacità” sono tutte attività (deliberatamente politiche) allo scopo di fare una “Folle corsa” (urgenza e spensieratezza, follia e convincimento di essere dal lato giusto della storia) per “Provare a salvare l’umanità“, che è forse il purpose più nobile, eroico e federatore che un individuo possa pensare. Anche questo frutto di un’educazione narrativa ben precisa dove ognuno ha acquisito la consapevolezza di essere un Eroe, semioticamente parlando, in cerca di un oggetto di valore.

Insomma: questi ragazzi e ragazze sono attori protagonisti di una trasformazione che vuole essere civile e sociale, prima che di rottura. E lo sanno. Perché allora, escono fuori solo come semplici contestatori?

Strapotere narrativo e il dispotismo del racconto sbagliato

Vulgata: perché alla fine cosa vuoi che cambino? Sono i governi a dover cambiare, cosa posso fare io per cambiare il Cambiamento Climatico? Ma poi ha sempre fatto caldo o freddo, cosa vuoi che sia?

La capacità della Narrazione (non vi azzardate a dire narrativa per l’amor del cielo) di riscrivere il reale è un qualcosa di meraviglioso e spaventoso allo stesso tempo. Siamo di fronte al primo caso dopo quasi un secolo di movimento sociale dichiaramente politico che sta tentando di proporsi come alternativa allo status quo, con proposte alternative e definite, in una forma organizzata e identitariamente connotata.

Eppure, i media mainstream trattando alla stregua di un’occupazione scolastica, un po’ con la stessa nonchalance con cui un noto cattivone del cinema di Francis Ford Coppola, Hyman Roth, trattava i ribelli cubani. L’osservatore attento però potrebbe sottolineare, come fa peraltro Michael Corleone:

Nel video di FanPage che ho linkato su, intorno a 35″ una ragazza in lacrime, avrà credo intorno ai diciotto anni, piangendo dice queste parole: “Lo so che siamo degli stronzi che blocchiamo le strade, però penso che sia più importante preservare la vita delle persone e la vita su questo pianeta“.

In un contesto dove i giovani under30 vengono dipinti -talvolta a ragione, intendiamoci- come fannulloni e viziati, il richiamo di una parte della popolazione più imberbe che si pone come attore critico dello sviluppo, rivendica una posizione nel mondo e anche il proprio diritto a vivere in una casa ospitale, sembra poter essere lasciato da parte, cancellato in nome di un modello monolitico e indiscutibile di dibattito dove anche il “modo di protestare” viene inscatolato.

Un atteggiamento piuttosto ingessato nei confronti anche della Storia, che per inciso ha visto trionfare le più importanti evoluzioni sociali e organizzative attorno a movimenti popolari che più che manifestazioni indolori hanno prodotto sommosse e violente contestazioni.

Credo fermamente che la battaglia contro il Cambiamento Climatico sia ancor più decisiva di quella contro il diritto all’aborto e al divorzio e allo stesso livello per la parità uomo/donna o l’introduzione del suffragio universale, se non altro perché, semplicemente, è una lotta di sopravvivenza.

Il fatto che oggi sia raccontata come una specie di gioco ci dice molto di come il Racconto del Reale, inteso come continuo produrre contenuti per commentare i fatti che ci capitano attorno, sia in grado di orientare i comportamenti delle persone attraverso il percepito. Il problema è che in questo specifico caso basterebbe anche solo limitarsi a entrare nelle parole impiegate dalle attrici e attori protagonisti per rendersi conto di come ci sia una profondità incredibile, su cui forse si potrebbero istruire architravi importanti per la società del domani.

Ed è dovere continuare a sottolineare come oggi la vulgata stia veicolando una serie di racconti pericolosamente spericolati, che tanto male stanno facendo al nostro mondo.



Lo sai che oggi faccio anche il Consulente di #BrandRegenerationContattami per parlarne 
🙂

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