Una volta, nel primo blog che ho avuto e che si chiamava Diario di chi Aspira a Vivere, scrissi un post nel dicembre del 2007 che si intitolava “Una casa tutta per sè. Possibilmente con fibra” (leggi il post).
Erano i pensieri di un ragazzo che a 25 anni sognava di andare a vivere da solo: e rileggendolo oggi, quel post, suona un po’ fuori fase. Oggi, certamente, non lo riscriverei.
Ma con il senno di poi non si farebbero un sacco di cose, no?
La cosa che mi porto via da quel pezzo, però, è la volontà di costruire uno spazio “di proprietà”, come i muri della prima casa che compri, li guardi e anche al grezzo, o prima della prima mano di bianco, ti sembrano già famigliari.
È stata questa spinta a portarmi a cominciare a ragionare sul realizzare un sito, e non nascondo che la gestazione sia stata molto lunga. Troppa paura di mettersi in gioco, forse.
Poi ho ripensato a quello che con il mio amico Andrea Bettini ho scritto in Personal Storytelling: dello sviluppo di un hub mediale che sapesse restituire una parte dell’esperienza che ognuno di noi matura, della necessità di concepirsi all’interno di un ecosistema di comunicazione in cui è necessario concepirsi come media in grado di fornire buoni contenuti, spunti, arricchendo l’altro.
È stato qui lo switch. Capire che non era solo un mettersi in gioco, ma diventare snodo di una Rete che in questi anni mi ha saputo arricchire e cui -credo- anche io ho contribuito ad arricchire.
Virginia Woolf scelse di cercare la sua stanza ispirata da una volontà di emancipazione, consapevole di essere in grado di difendersi bene in un mondo a trazione maschile.
Io ho scelto di aprire francescogavatorta.com per provare innanzitutto a lasciarmi ispirare, provando a trovare (o forse ritrovare) il mio posto in questa Rete, fatta di professionisti bravissimi, di amici e conoscenti che seguo con piacere, di studiosi e appassionati che oggi compongono un po’ il mio mondo.
E ora, che si cominci. Lo spazio c’è, il resto arriverà man mano.
PS: Un ringraziamento dovuto per il prezioso supporto in quest’avventura a Daniele, che mi ha aiutato nello sviluppo dell’identity visiva, Jessica per la parte art, Carlo e Federico per la parte di sviluppo.